No pain... no gain...
Piů o meno lo scorso anno, leggendo un articolo su 'Fortune' mi colpě l'analisi che il giornalista faceva del sistema economico giapponese. Era stato eletto da poco premier Junichiro Koizumi, l'uomo che avrebbe dovuto risollevare le sorti dell'economia nipponica in piena crisi. Un'impresa per niente facile specie di fronte ad una popolazione fortemente provata anche psicologicamente dalla congiuntura negativa. Oltre 10.000 le imprese che fallivano ogni anno generando eserciti di 'homeless' che, a differenza dell'America, la Terra del Sol Levante non era abituata a 'gestire', vivendolo come un fenomeno del tutto nuovo e non comprensibile ad una cultura orientale ricca, fortemente orientata al lavoro e ormai dipendente dall'estero e siprattutto dall'Occidente per molti aspetti (un esempio su tutti č l'importazione di prodotti alimentari che il Paese non č in grado di produrre in quantitŕ e varietŕ sufficienti al fabbisogno della popolazione).
Il gigante giapponese era in ginocchio.
Koizumi ha lavorato e sta lavorando sodo, non c'č che dire... I giornali oggi riportano la liberalizzazione delle 'Poste' giapponesi, per oltre 130 anni monopolio di Stato, e in generale pare si stia assistendo ai primi segnali di una faticosa ripresa (che sembra perň caratterizzare soprattutto i grandi gruppi e non il tessuto della piccola e media impresa). Eppure, secondo quanto reso noto dalla polizia nazionale, i suicidi per cause legate alle condizioni economiche, nel corso del 2001, sono stati ben 6.845 . Si tratta soprattutto di impiegati che hanno perso il lavoro, e piccoli imprenditori. Il dato č il piů alto registrato dal 1978, anno in cui si č iniziata la rilevazione statistica.
Di fatto, una ripresa, quella giapponese che sta pienamente rispondendo all'amaro monito di Koizumi, il cui slogan, alle elezioni, era stato "No pain, no gain" (nessun dolore... nessun guadagno...).
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