"Doing the right thing"
Guerra sě, guerra no... dichiarazioni pro, manifestazioni contro. E' l'ennesimo copione di una storia che si ripete ormai da anni; il solito serial TV che alla fine di ogni puntata incorona i "buoni", sorridenti, e denigra i "cattivi" che, se sopravvissuti, vengono portati via malconci, ammanettati e a testa bassa. Il tutto nel miglior stile delle grandi case di produzione made in USA.
Che ci vada di mezzo la vita di tanti, in nome del potere di pochi, non č cosě importante. Magari č solo fiction... E' l'effetto che va assicurato.
"Doing the right thing" (cosě pare dovrebbe chiamarsi il serial), prevede per la prima puntata audience alle stelle. Si vocifera, infatti, di uno stupefacente attacco in notturna (che meraviglia vedere i traccianti "balenare nel buio, alle porte di Bagdad") nel quale la Dreamwork pare abbia impiegato per due anni tutte le proprie risorse di maggior talento.
Ma, come nel destino di ogni serial, la parabola di ascolto tenderŕ inesorabilmente a calare nelle puntate successive, fino ad assestarsi sul cosiddetto "zoccolo duro"... gli irriducibili, insomma... quelli giŕ a caccia di gadget ancor prima dell'inizio della trasmissione.
Anche il merchandising darŕ il meglio di sé stesso... maratone televisive di commento e approfondimento, speciali, dossier, indagini sulla popolaritŕ dei protagonisti, e quant'altro potrŕ fidelizzare l'ascolto-consumo.
"Doing the right thing", l'evento mediatico dell'anno (perché se dura oltre un anno l'audience cadrŕ a picco, a meno che il figlio del "cattivo" non s'innamori della bella nipote del "buono") si preannuncia, cosě, ricco di emozioni e colpi di scena.
Anticipando i tempi... facciamola giŕ sin d'ora una bella indagine... Cosa vorreste accadesse nella seconda puntata? Tanto sappiamo giŕ che nella prima il "cattivo" non muore mai...